Il vino oggi, nella sua veste di prodotto della terra e testimonianza di varietà, è al centro delle discussioni sul nostro patrimonio agroalimentare, delle riflessioni sui metodi distributivi, oggetto degli interrogativi sugli orizzonti futuri. Per provare ad orientarsi è necessario oggi più che mai concentrarsi sui contenuti, sulla sostanza, smascherando i contenitori formali. Le parole, lo sappiamo, possono essere armi a doppio taglio e possono perdere di senso se utilizzate come mantra o come vestiti per abbellire ciò che bello non è. Fiumi di inchiostro sono stati versati per dibattere su termini come naturale e libero, vero e biologico, ponendo i vignaioli, e i contadini in genere, a misurarsi con se stessi, a volte innescando crisi di identità collettive, in altri casi rinforzando ancor più l’impegno e la passione dei virtuosi.
Enodissidenze 013 vuole essere nel suo piccolo una dichiarazione identitaria, d’intenti e di sincerità: in questa edizione presterà maggiore attenzione alle realtà giovani e valorizzerà vini pregiati italiani provenienti da zone emergenti per proporli al pubblico di una città come Torino. Enodissidenze cercherà di offrire a questi produttori una via d’uscita preventiva dalle gabbie semantiche con l’obiettivo di dar vita a circuiti economici virtuosi in un rinnovato patto tra chi produce e chi, in una parola che ci sta troppo stretta, si trova ad essere consumatore.
Lo scopo della nostra manifestazione è quello di raccontare a un pubblico composito, e in parte nuovo, la disciplina della terra, l’unica che saremmo tenuti a rispettare anzitutto nel nostro interesse: quella che continuiamo invece a ignorare, impegnati a cercare una via d’uscita dalla crisi come mosche che sbattono contro un vetro.
“Io evolvo indietro” diceva un vignaiolo a noi molto caro per spiegare un insieme di comportamenti, un ritorno alle radici capace di guardare al domani e immune alle mire della speculazione. A noi pare che l’unica maniera concessa ai vignaioli e ai contadini in genere, per smarcarsi dal tentativo di colonizzazione del loro universo, sia quello di attenersi, singolarmente e collettivamente, a quella disciplina.
La seconda edizione di Enodissidenze sarà anche questo: il racconto di un’altra possibilità, da costruire insieme.